Pasqua di Risurrezione

PRESENZA DI DIO

O Gesù, fammi degno di partecipare
al gaudio della tua risurrezione.

 

MEDITAZIONE

1

«Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
esultiamo e rallegriamoci in esso!»

È il giorno per eccellenza, il giorno più gaudioso di tutto l’anno poiché in esso «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato».

Anche il Natale è festa di gioia, ma, mentre la gioia natalizia ha una nota inconfondibile di dolcezza, la gioia pasquale ha una nota inconfondibile di trionfo: è il gaudio per il trionfo di Cristo, per la sua vittoria.

La liturgia della Messa ci indica le due caratteristiche della gioia pasquale: gioia nella verità (1Cor 5, 7;8), gioia nella carità.

Gioia nella verità; secondo il vibrante ammonimento di S. Paolo: «Celebriamo la festa non con il lievito vecchio…, ma con gli azzimi di sincerità e di verità».

In questo mondo ci sono tante gioie effimere basate su fondamenti fragili ed inconsistenti, ma la gioia pasquale è la gioia di sapersi nella verità, la verità che Cristo ha portato al mondo e che ha confermato con la sua risurrezione. La sua risurrezione ci dice che la nostra fede non è vana, che la nostra speranza non è riposta in un morto, ma in un vivo, nel vivo per eccellenza, la cui vita è tanto potente da vivificare, non solo per il tempo, ma anche per l’eternità, tutti coloro che credono in lui: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11, 25).

Gioia nella verità: perché solo le anime sincere e rette, che cercano con amore la verità e, più ancora, che operano la verità, possono godere pienamente della risurrezione.

Anima sincera è quella che si riconosce quale è, coi suoi difetti, con le sue deficienze, col suo bisogno di conversione e che, proprio per la consapevolezza della sua miseria, è sinceramente decisa a volersi purgare dal vecchio fermento delle passioni per tutta rinnovarsi in Cristo risorto.

Ma la verità deve operarsi nella carità: «veritatem facientes in charitate», cioè agendo secondo verità nella carità (Ef 4, 15). È quindi più che mai opportuna la preghiera che l’orazione dopo la comunione (Veglia pasquale) ci mette sulle labbra:

«Infondi in noi, o Padre, lo Spirito della tua carità,
perché nutriti con i sacramenti pasquali
viviamo concordi nel vincolo del tuo amore.»

Non può esservi vera gioia pasquale dove non vi è concordia e mutua benevolenza.

2

Le pie donne, le fedelissime, al primo albeggiare della domenica, corrono al sepolcro e, cammin facendo, si domandano preoccupate: «Chi ci toglierà la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Ma questa preoccupazione, benché assai giustificata dalla mole e dalla pesantezza della pietra di chiusura, non le distoglie dal loro disegno: sono troppo prese dal desiderio di trovare Gesù!

Ed ecco che, appena giunte, vedono la pietra rimossa e quindi, entrate nella tomba, trovano un angelo che dà loro il grande annunzio: «Non è qui; è risorto

Per il momento Gesù non si, fa trovare, né vedere, ma poco dopo, quando, secondo l’ordine ricevuto dagli angeli, le donne andranno a dar la nuova ai discepoli, Egli si farà loro incontro dicendo: «Salute a voi!» e la loro gioia sarà piena.

Anche noi abbiamo il grande desiderio di trovare il Signore; forse già da molti anni ci siamo messi in cerca di lui e forse anche per noi il desiderio è stato accompagnato da serie preoccupazioni: come farò a rimuovere gli ostacoli a togliere dall’anima mia quelle pietre che mi impediscono di trovare il Signore, di darmi interamente a lui, di farlo trionfare in me?

Ma, appunto perché volevamo trovare il Signore, sostenuti dalla sua grazia, abbiamo superato tanti ostacoli e la divina Provvidenza ci ha aiutato a rimuovere molte pietre, a vincere tante difficoltà. Tuttavia, la ricerca di Dio è progressiva e deve continuare per tutta la vita; perciò, come le pie donne, dobbiamo avere sempre la santa preoccupazione di cercare il Signore; preoccupazione che ci deve rendere industriosi e solerti nella ricerca e, nello stesso tempo, fiduciosi nell’ aiuto divino, perché è certo che, dove le nostre forze non possono arrivare, provvederà il Signore, facendo lui per noi quel che noi non sappiamo fare.

La Pasqua segni ogni anno un rinnovamento nella nostra vita spirituale, un rinnovamento nella nostra ricerca di Dio; ogni anno riprendiamo il nostro cammino verso di lui in «novitate vitae» (Rom 6, 4).

COLLOQUIO

«Signore Gesù, Gesù pio, Gesù buono, che ti degnasti di morire pei nostri peccati e risorgesti per la nostra giustificazione, ti prego, per la tua gloriosa risurrezione, risuscitami dal sepolcro dei miei vizi e peccati, affinché io meriti di partecipare veramente alla tua risurrezione.

Dolcissimo Signore, che ascendesti in Cielo con trionfo nella tua gloria e siedi alla destra del Padre, re potentissimo, trai me in alto, fino a te, affinché io corra all’odore dei tuoi unguenti, affinché io corra e non venga meno, mentre Tu mi trai e mi conduci.

Attrai la bocca dell’anima mia assetata presso il superno fonte dell’eterna sazietà; dal fondo trai me al fonte vivo, affinché ivi, secondo la mia capacità, beva di che sempre io viva, o mio Dio, vita mia.

«Assuma, o Signore, assuma, te ne prego, il mio spirito penne come d’aquila, e voli, e non venga meno; voli, e giunga fino allo splendore della tua gloria, affinché ivi sia pasciuto dei tuoi segreti alla mensa dei celesti cittadini, nel luogo della tua pasqua, presso abbondantissimo fonte; riposi in te, o Signore, il mio cuore; cuore simile a grande mare, agitato da tumidi flutti.

«Preziosissimo, desideratissimo, amabilissimo Signore,
quando ti vedrò? Quando comparirò davanti alla tua faccia, Quando sarò saziato dalla tua bellezza? Quando mi condurrai fuori di questo carcere tenebroso, affinché io confessi il tuo nome, senza più essere confuso? … Che farò io misero, oppresso dal peso delle catene della mia mortalità?

Che farò? … Finché siamo nel corpo, peregriniamo verso il Signore. Non abbiamo qui stabile dimora, ma cerchiamo la città futura, poiché la nostra patria è nei Cieli.

«Dammi grazia, o Signore, che mentre porto con me queste fragili membra, io aderisca a te, giacché chi aderisce al Signore, è un solo spirito con lui»

(S. Agostino).