La Dottrina di Gesù

PRESENZA DI DIO

O Signore, vengo ai tuoi piedi desideroso di ascoltare la tua dottrina, che è dottrina di vita eterna.

 

MEDITAZIONE

1

Le verità che Gesù insegna sono così importanti, così essenziali, che conoscerle o meno, prestarvi fede o no è questione di vita o di morte; la sua non è una dottrina facoltativa, ma è talmente necessaria che senza di essa non si può giungere alla vita eterna. «Chiunque crede in lui ha la vita eterna … ma chi non crede è giudicato perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio» (Gv 3, 16. 18). Di fronte alle verità che Gesù insegna, tutte le altre verità sono deficienti.

E appunto perché la sua dottrina è assolutamente indispensabile, Gesù, per aiutare la nostra debolezza a prestarvi fede, ne ha dimostrato la veracità con i miracoli. Ai giudei ostinati e ciechi che non volevano credere in lui, Egli diceva: «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me…» (Gv 5, 36).

E quando i discepoli del Battista gli andarono a chiedere se era lui il Messia in cui dovevano credere, Gesù disse semplicemente: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano…» (Mt 11, 4. 5).

Quasi sempre il Vangelo, narrando i prodigi operati da Gesù, conclude con simili espressioni: «e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2, 11), «tutti si meravigliarono e lodavano Dio» (Mc 2, 12). Gesù è l’unico Maestro che può garantire col miracolo la verità della sua dottrina.

2

Gesù vuole che la sua dottrina sia compresa da tutti, anche dai semplici e dagli ignoranti; anzi, Egli ci tiene a dire che in modo particolare è venuto ad evangelizzare i poveri. Gesù non è un Maestro che cerca gloria e applausi, cerca unicamente il bene dei suoi discepoli; usa un linguaggio semplice che tutti possono intendere e si serve delle cose più umili e comuni per insegnare le verità più sublimi, come quando, ad esempio, prende spunto dall’acqua del pozzo per parlare dell’acqua viva della grazia, o dalle vigne dei campi per spiegare il mistero della nostra unione con lui, vite vera.

Gesù non attende che lo si vada a cercare, ma è un Maestro che va lui stesso in cerca di discepoli e li cerca dovunque: al banco dei gabellieri, nelle case e nei crocchi dei pubblicani, per le vie, per le piazze, nelle campagne; insegna nelle sinagoghe e sulla porta del tempio, come dalla barca di Pietro o dalle balze erbose dei monti; accoglie di notte Nicodemo e si ferma al pozzo di Sichem proprio per attendere la Samaritana.

Gesù espone la sua dottrina in modo adatto, non solo alla mentalità ed ai bisogni delle turbe della Palestina, ma anche a quelli di tutte le generazioni future; perciò la sua parola è sempre viva, attuale, corrispondente alle necessità di ogni tempo e di ogni persona.

Di fronte al suo insegnamento ecco due schiere. I cuori superbi ed ostinati, che non hanno voluto credere neppure ai più strepitosi miracoli; di essi Gesù ha detto: «Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa al loro peccato» (Gv 15, 22); e i cuori retti, sinceramente desiderosi della verità, che hanno accolto la sua parola con fede ed amore.

Gesù se ne è rallegrato e ha detto: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.» (Mt 11, 25)

 

COLLOQUIO

«Signore Dio mio, com’è vero che Tu hai parole di vita nelle quali gli uomini, se lo vogliono, trovano tutto quello che desiderano! Ma, che meraviglia, Signore, se le mettiamo in dimenticanza, intontiti dalla follia e dal languore che ci causano le nostre opere cattive?…
Che cos’è questo, Signore? Che profondo accecamento! Cerchiamo la felicità dov’è impossibile trovarla.

Non vedi, o Signore, che noi non intendiamo noi stessi, che non sappiamo ciò che desideriamo e non riusciamo a trovare quello che domandiamo?

Dacci luce, Signore! Vedi, essa è più necessaria a noi che al cieco nato, perché il cieco, Signore, desiderava vedere e non poteva, mentre noi rifiutiamo di vedere.

«Tu solo, o Signore, c’insegni la verità, ci additi la Via della salvezza. O noi infelici! Sono verità che sappiamo e crediamo, ma abituati da tempo a non considerarle ci appaiono così strane che quasi più non le conosciamo né le vogliamo conoscere.

«Fa’, o Signore, che le tue parole non si cancellino mai dalla mia mente»

(Santa Teresa d’Avila – dalle “Esclamazioni” 8, 1. 2; 13, 2)

Non permettere, o Gesù,
che mi lasci attirare da massime,
da dottrine che non vengono da te.
Che mi varrà conoscere tutte le scienze,
se non conoscerò te e le verità
che Tu sei venuto ad insegnarci?
Fa’, o Gesù, che non mi accontenti
di una conoscenza superficiale,
ma dammi la luce e l’intelligenza necessaria
per penetrare il profondo significato
dei tuoi insegnamenti.
Più che col ragionamento e con le ricerche sottili,
la tua parla si comprende con l’umiltà, l’amore,
il desiderio vivo di te.
Crea in me, o Signore, un cuore retto, umile, sincero,
capace di amare e penetrare le tue divine parole.
Ecco, mio dolce Maestro,
io metto la mia anima davanti a te,
come si espone un panno ai raggi del sole;
in ginocchio, dinanzi al Tabernacolo,
nella preghiera e nel raccoglimento Tu mi istruirai
assai più che attraverso tanti dotti libri.
Ma il libro tuo, o Signore, il tuo Vangelo
non lo voglio mai lasciare;

«Nel tuo Vangelo trovo tutto ciò che è necessario
alla mia povera piccola anima;
vi scopro sempre nuovi lumi,
sensi misteriosi e nascosti»
(Santa Teresa di Lisieux)

Dammi, o Signore, l’intelligenza del tuo Vangelo,
della tua parola e sarò sapiente abbastanza!